Lavorare a Dubai: cambiare vita nella città del futuro

Tra le mete preferite dagli italiani che decidono di cambiare vita e paese ci sono gli Emirati Arabi, in particolar modo Dubai. L’Expo 2020, la fiera universale più importante al mondo, è solo uno dei tanti progetti che la città emira ha in programma nei prossimi anni e che la renderà a tutti gli effetti la città del futuro. 

Proprio qui, a Dubai, nel cuore del deserto, tra grattacieli e sfarzo in questa sorta di mondo parallelo, negli ultimi anni sono arrivati anche moltissimi italiani. Lo confermano i dati: nel 2018 sono stati circa 10.000 i residenti italiani iscritti all’Aire con un trend di crescita annuale del 21,3%.

A scegliere Dubai sono soprattutto giovani italiani pronti a scalare le vette manageriali, specializzati e imprenditori che vogliono costruire un futuro lontano da tasse e burocrazia e rimettersi in gioco, stimolati da nuovi input e dall’atmosfera cosmopolita di questa città intelligente.

Eleonora ha 34 anni, ed è originaria di Pistoia. “A Dubai, circa l’85% dei residenti sono expats provenienti da oltre 200 paesi diversi. Per lavoro mi occupo di User Experience Research, una disciplina che studia i comportamenti, i bisogni e motivazioni delle persone in relazione ai prodotti e servizi che usano, e la diversità è importante perché persone provenienti da paesi diversi hanno spesso modelli mentali, aspettative e desideri diversi. Il mio primo lavoro a Dubai è per una startup che si occupava di compravendita di moda di seconda mano femminile. Adesso lavoro come Head of UX Research per un’importante piattaforma di annunci, per cui gestisco il team di ricerca che opera nei loro mercati emergenti (India, Indonesia, Sud Africa e America Latina).

Dubai Marina at night, color toned picture, United Arab Emirates.

Dubai è incredibilmente ordinata, pulita e sicura. Mi è capitato di lasciare computer e telefono sul tavolino da Starbucks per andare in bagno e nemmeno per un attimo ho pensato di non ritrovarli al mio ritorno. Lo stesso vale per la vita da spiaggia, è normale tuffarsi senza preoccuparsi di lasciare i proprio averi sul bagnasciuga, la sicurezza è sempre presente a vigilare. I trasporti costano molto poco (una corsa in tram costa 0,70€ euro), e gli alti stipendi che manager e professionisti percepiscono senza tasse permettono di mettere da parte somme consistenti – o di avere un tenore di vita particolarmente agiato, a seconda delle preferenze. Sui beni c’è solo il 5% di IVA. Per chi, come me, è interessato alla tecnologia, questo significa, ad esempio, poter comprare gadget tecnologici a prezzi talvolta molto convenienti (un iPhone XR qui costa circa 150€ in meno rispetto all’Italia.) I servizi alla persona sono in generale molto evoluti rispetto all’Italia: si può ordinare la spesa a domicilio tramite un’app con consegna in 1 ora (24/7), contatto la mia lavanderia tramite WhatsApp e vengono a prelevare la biancheria a domicilio, per riconsegnarla il giorno dopo lavata e stirata, spa e centri estetici offrono servizi di alta qualità a prezzi contenuti.

Chiaramente, la convenienza di questi servizi si poggia sull’esistenza di una forbice sociale più ampia rispetto a quella che siamo abituati a vivere in Italia, e le condizioni ed opportunità a cui professionisti e manager hanno accesso non sono disponibili per tutti. Non tutti sono pronti a vivere in una società in cui le differenze sono così marcate, e credo che questa sia una scelta da rispettare.