Intervista a Luca Rubinacci: l’attenzione al dettaglio, mani sapienti che tagliano, cuciono, prendono le misure a clienti importanti, gentlemen internazionali. Camicie, capispalla, completi, papillon, cravatte, pochette, braccialetti.
Questo è il mondo di Luca Rubinacci, il Creative Director della storica maison partenopea Rubinacci, da tre generazioni la più grande sartoria d’Europa, con esclusivi atelier a Napoli, Milano, Londra e Tokyo. Definito uno degli uomini più eleganti d’Italia, è ormai una star su Instagram, dove tra video motivazionali e consigli di stile, contribuisce a portare alto il valore del made in Italy sartoriale.
Il vostro brand ha una storia fortissima, a cui hai saputo dare una tendenza contemporanea anche attraverso l’uso dei social. È stata una scelta strategica?
“Mio nonno è stato un innovatore, un pioniere, destrutturando e alleggerendo la giacca. Negli anni ’50 mio padre organizzava i trunk show fuori dall’Italia, fu il primo a farlo. Io, nell’epoca del web, mi sono approcciato ai social per questa che è la nostra caratteristica: adattarsi ai tempi ed essere dei precursori. Ognuno nella propria generazione”.
Parliamo del vostro Atelier di Milano; come si inserisce una realtà basata sul concetto di tradizione in un contesto metropolitano basato sulla contemporaneità?
“Mio padre quando arrivò a Milano nel 1987 aprì la sartoria all’interno di un palazzo in via Montenapoleone. Era un luogo discreto dove si recava la borghesia meneghina. Nel 2015 io ho aperto invece una vetrina in via del Gesù, creando quindi un doppio ingresso. Questo perché il cliente è cambiato. È un cliente internazionale che vuole girare nel quadrilatero della moda.
Da tre generazioni avete fatto della personalizzazione degli abiti qualcosa che va oltre le aspettative del cliente. Secondo te, l’abito oggi cosa rappresenta?
“Comprarsi un abito spesso è solo un hobby. Oggi ci sono tante sartorie di livello ma quello che per noi è importante è il know-how, cioè il “come” si arriva al prodotto finale, il servizio che si dà al cliente. Il servizio one-to-one, quello che offro io a Milano piuttosto che mia sorella Chiara a Londra”.
Qual è l’aspetto che ti piace di più nel tuo lavoro?
“Il lato creativo. Rendere le collezioni accessibili a tutti. Non credo nell’importanza del logo, quanto nella qualità del capo. Non vogliamo solo vendere l’impronta Rubinacci, ma seguire anche i clienti in giro per il mondo, per la costruzione del loro stile personale. Amiamo mettere le nostre facce davanti al brand. Oggi se ci fate caso dietro ai grandi marchi non c’è più una persona, un volto, ci sono le holding. La gente questo lo percepisce”.
Qual è il brand value della tua azienda?
“Il brand value di Rubinacci è sicuramente il nostro mettersi in gioco tra innovazione e creatività”.
Qual è la prima cosa che ti viene in mente se pensi alla moda oggi?
“La moda di oggi è solo un mondo pieno di tendenze passeggere. Io invece voglio rimanere un classico gentleman nello stile; nei miei video insegno come ci si veste. Questo perché l’importante è che la gente capisca cosa sta davvero dietro la moda maschile”.