L’arte, il mio futuro: a tu per tu con Ema Stockholma

È bello conoscere un personaggio che si rivela proprio come lo immagini. Quando parli con Ema Stokholmatraspare fin da subito tutta la genuinità, la spontaneità e l’umanità di un personaggio poliedrico: una ragazza che da modella è diventata una famosa DJ, una conduttrice radiofonica, una presentatrice televisiva di programmi dedicati alla musica, una scrittrice che racconta la sua infanzia, quando Ema era Morwenn Moguerou, bambina di 5 anni vittima dei soprusi della sua stessa madre. E infine una donna, una pittrice che osserva il mondo attraverso la “tela” di Instagram, che sogna di vivere la seconda parte della sua vita all’insegna dell’arte, e di fare una mostra in ogni capitale d’Europa.

Ema, cos’è per te larte?

Per rispondere a questa domanda bisognerebbe prima spiegare cosa rappresenta l’arte per l’umanità, perché nel nostro quotidiano a volte ci sfugge la sua portata profondamente ispiratrice. L’arte è la più grande forma di espressione della quale l’uomo è capace e io credo sia il più valido dei motivi per cui vale la pena essere al mondo. L’arte, gli artisti, ci salvano, sono un potente strumento per sopravvivere alla tristezza e alla disperazione, ci danno speranza e ottimismo.

Come è iniziata la tua passione per l’arte?

Da piccola mia madre letteralmente mi trascinava alle mostre, le piacevano in particolare gli impressionisti. Questa cosa mi faceva un po’ sbuffare, ma lei non demordeva, sostenendo che un giorno l’avrei ringraziata. Era una persona un po’ particolare, ma aveva una bella apertura per la cultura in generale. A nemmeno dieci anni mi portava al cinema, non per vedere i mainstream, ma pellicole molto più profonde, film d’autore. Quindi grazie a lei ho sbuffato a molte mostre e in molte sale cinematografiche da bambina, ma ho affinato il mio gusto artistico.

Qual è il tuo filone preferito?

I primi colpi al cuore li ho provati con i surrealisti, la corrente artistica votata al sogno e alla visione onirica per eccellenza, che ha cambiato il modo di fare arte, superando limiti e tabù, mostrando gli angoli più reconditi della mente umana, materializzandone i sogni ma anche gli incubi.

Invece il primo quadro che ti ha fatto innamorare?

Il “Cristo di San Juan de la Cruz” di Salvador Dalì mi ha fatto provare la Sindrome di Stendhal. Ho avuto un impatto emotivo enorme, insieme con la sensazione di non essere capace di afferrare ogni singolo dettaglio di quell’opera. Sono andata avanti, sono tornata indietro; non riuscivo a uscire dal museo. Non mi aspettavo che un quadro mi facesse innamorare. Mi è successo un’altra volta, al Louvre nella stanza successiva alla grande sala della Gioconda. Tutta la mia aspettativa – come quella della moltitudine di visitatori  – era riposta nella Gioconda. Poi però girando l’angolo mi sono trovata di fronte ad altra, abbagliante bellezza.

Un quadro che non hai ancora avuto modo di dipingere ma che vorresti?

Mi piacerebbe dipingere cose più viscerali. Ad esempio sogno spesso di volare sopra il Tevere, ma quando prendo il volo lo faccia a rana, scappando da alcune situazioni, correndo e poi volando. Ho iniziato a portare questo sogno su tela, ma poi non so perché mi sono fermata. Un giorno vorrei finire questo dipinto.

 

Hai definito Andrea Delogu la tua musa”. In che modo la vostra amicizia ha influito sulla la tua arte?

Tra me e Andrea c’è un’amicizia profonda e unica. Andrea ha influenzato non solo la mia arte ma la mia vita in generale, cambiandola in meglio dal primo giorno che l’ho conosciuta. Mi ama e non mi chiede nulla in cambio, se non esserci. Mi stimola. Non mi scoraggia di fronte alle difficoltà, non mi dice mai che non sono capace, che non è il caso. Mi sprona ad andare avanti anche in quelle che per la maggior parte delle persone potrebbero sembrare “pazzie”.

 

Quanto invece Instagram ha influenzato il tuo lavoro di artista?

Tutto è iniziato nel 2016, in un periodo in cui ero alla continua ricerca di contenuti di qualità per i miei social, senza trovare un vero e proprio filo conduttore. E andare a finire nel selfie, nella ricerca del like, mi sembrava davvero banale. La svolta è arrivata una sera a cena da Andrea Delogu, quando ho mostrato a un amico la mia personale rivisitazione della Gioconda in versione Simpson. Lui lavorava per grandi brand e cercava materiale diverso, particolare. È nata quella sera l’idea del mio progetto digitale con cui ho deciso di trasformare il mio account Instagram in una galleria d’arte 2.0. Inizialmente disegnavo con una Bic su dei quadernini. Uno dei primi disegni è stato il mio cane Jordan, ma vedevo che per c’erano troppe differenze tra lui e la foto. Quindi dalle matite sono passata a tempera e acquarello, ma non mi davano soddisfazione, per cui ho optato per l’acrilico e i colori ad olio. Dal 2016 ad oggi Instagram mi ha insegnato a cercare di migliorarmi, nutrendo la mia creatività. Quando eravamo piccoli è vero che potevamo lavorare molto più di immaginazione, ma è altrettanto vero che non avevamo la facilità odierna di estendere il raggio delle nostre condivisioni anche verso persone fisicamente molto distanti da noi. La vita cambia ogni giorno. non possiamo sempre demonizzare i social. Siamo noi gli artefici di tutto, Instagram è solo un mezzo.

 

La pazienza è difficile, ma sto imparando”.

L’arte è anche una maniera per imparare ad essere paziente?

Nel nel mio caso sì, anche se nell’ultimo periodo mi sento molto impaziente. L’arte insegna a guardare con occhi diversi e ad avere tempi diversi. È chiaro che se devi creare, devi dedicare del tempo all’arte. Solitamente dipingo durante i miei weekend.

 

Speaker, artista, tv host, Dj, scrittrice. Come gestisci tutti questi ruoli e come questi si influenzano a vicenda?

Dormendo tanto, [ride] perché altrimenti non riesco a fare nessuna di tutte le cose belle e piacevoli della mia vita. Sono super fortunata. Gestisco benissimo il tutto. È chiaro che vorrei avere più tempo per disegnare, ma sono alla soglia dei 40; la prima parte della mia vita è stata più frenetica. La seconda parte vorrei dedicarla ai tempi lunghi, alla pittura, ai colori. Voglio togliere sempre più dal resto e lasciare sempre più tempi ai miei dipinti. Tra 20 anni, o anche 10 o anche meno, mi vedo in una casa con una bella vista a dipingere e vivere solo grazie ai miei quadri. Dipingere mi riempie la vita, ogni giorno di più…

 

Quando l’arte, oltre che passione si è trasformata in lavoro?

È diventata un lavoro la prima volta che qualcuno ha comprato un mio quadro, ed è successo a maggio 2021. Devo dire che in questo anno ne ho venduti diversi, ma il primo ha avuto un sapore particolare, è stato come se mi avesse aperto una porta; forse era mio un blocco, ma prima non riuscivo a separarmi dai miei dipinti. Comunque definisco l’arte più una necessità di un lavoro. Sono nel mio mondo, in silenzio nella mia solitudine, che mi piace tanto. Possono esserci persone attorno, ma quando dipingo io sono da sola. La pittura racconta il lato più personale del mio carattere, quello che in pochi conoscono. La cosa contro cui devo lottare ogni giorno a parte l’impazienza di cui parlavo sopra è il mio animo un po’ apatico. Ogni lavoro che faccio mi chiede di lottare contro questa cosa. Dipingere è diverso. Mi fa sentire nella mia bolla. Tutto il resto mi impone di andare verso il mondo. Dipingere no…

 

Come si chiama e cosa significa per te l’opera della nostra copertina?

Si chiama “Andrea nel bosco”. Ho voluto rappresentare l’istinto primordiale che ci caratterizza come esseri umani perché nasciamo nella natura e di Lei dobbiamo tornare a circondarci. Ho cercato di esprimere un desiderio di libertà.

 

Un progetto per il futuro per ogni tuo ruolo?

Per la radio vorrei restasse tutto così. Il team di Radio2 è perfetto e io apprendo tanto. Amo il mio lavoro in radio.

Come Dj adesso sono tempi difficili e voglio partecipare solo a progetti selezionati.

Anche per la scrittura non è facile, e dopo il premio Bancarella mi sono presa una pausa. Tutto quel dolore si è trasformato, ed è diventato un qualcosa di talmente bello che adesso mi sento in pari con il karma.

Per quanto riguarda la pittura spero di fare una mostra in ogni capitale d’Europa. È il mio progetto a lungo temine.